Secondo l’Associazione degli enti di previdenza dei professionisti (Adepp), un eventuale fondo di garanzia fra le Casse di diverse categorie è plausibile, ma trovando le risorse fra le tasse che già pagano. «Quello che chiediamo è una fiscalità di scopo», ha detto il presidente dell’Adepp Alberto Oliveti nel corso di un’audizione avvenuta il 24 gennaio di fronte alla Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali.
L’idea di un fondo di solidarietà fra Casse per la tutela delle prestazioni agli iscritti «nel caso qualcosa vada storto» è stata lanciata dal presidente della Commissione bicamerale Alberto Bagnai.
Riferendosi ai 2,65 miliardi di euro che ogni anno gli Enti previdenziali privati riversano allo Stato per le imposte sulle pensioni e sui rendimenti del patrimonio investito, Oliveti ha chiesto che una quota parte ritorni per finalità specifiche. «Un esempio c’è già stato con le misure emergenziali per il Covid, quando le Casse hanno pagato indennità ai professionisti e lo Stato le ha poi rimborsate attingendo al gettito fiscale».
«Da quando siamo diventati privati, come Enti previdenziali dobbiamo fare pranzo e cena con quel che passa il nostro convento, cioè solo con quanto versano i professionisti – ha commentato il presidente dell’Adepp -. Ma non è possibile che lo Stato poi ci tassi sia l’albero (il patrimonio) sia il frutto (le pensioni)».
Numerose domande in sede di audizioni hanno riguardato gli investimenti delle Casse. «Riguardo a questo va precisato che gli Enti privati devono investire con l’obiettivo della sostenibilità previdenziale di lungo periodo, ma anche della solvibilità, cioè della necessità di essere liquidi quando serve per pagare le prestazioni agli iscritti», ha aggiunto Oliveti.
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