Ieri abbiamo letto il resoconto di una surreale audizione parlamentare di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, a proposito della situazione dell’Inpgi.
Tridico è riuscito a dire contemporaneamente che la crisi dell’Inpgi è dovuta al fatto che la base di contribuenti è sempre più ristretta (quindi non è dovuta a gestioni irregolari o mala gestio nei bilanci), che la soluzione è assorbirla nell’Inps (cioè in un ente con sei miliardi di passivo a carico dei contribuenti) e che però per farlo gli servono finanziamenti (cioè altri soldi a carico dei contribuenti).
Noi abbiamo sempre sostenuto che invece la soluzione è fare entrare nella platea di contribuenti Inpgi tutte le figure professionali che svolgono mansioni assimilabili a quella giornalistica, nuove professionalità del web incluse. A questa soluzione si oppongono forze potenti, prima fra tutte la burocrazia ministeriale, freno costante a qualsiasi cambiamento che implichi un’assunzione di responsabilità. Dispiace trovare in questo percorso anche tanti rappresentanti politici, soprattutto di Cinque Stelle e Pd, convinti che la libertà di stampa (indice per il quale l’Italia è al terz’ultimo posto in Europa davanti a Ungheria e Polonia) si difenda penalizzando in ogni modo possibile i giornalisti.
Continueremo a proporre una soluzione per l’Inpgi (che negli anni, da ente privato, ha pagato oltre mezzo miliardo di euro, in parte consistente dovuti al macigno dei prepensionamenti, in ammortizzatori sociali al posto dello Stato) che impatti meno possibile sulle tasche dei contribuenti italiani e garantisca un futuro all’istituto.
I consiglieri generali Inpgi di maggioranza
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