Da odg.it
Il muretto di Andrea, uno spazio dedicato ad Andrea Purgatori è stato inaugurato giovedì 1 febbraio, a Bologna, in occasione dell’anniversario della nascita del giornalista del Corriere della Sera, scomparso nel luglio scorso. «Buon compleanno Andrea» è il titolo delle iniziative che si sono tenute nell’occasione e che hanno visto il momento clou alle 12,30 con l’inaugurazione del Muretto nel parco della Zucca, in via Saliceto, proprio nel giardino antistante il Museo per la Memoria di Ustica che conserva i resti del relitto del DC9 Itavia.
Il sindaco Matteo Lepore con Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica e la vice direttrice del Corriere della Sera, Fiorenza Sarzanini, hanno dedicato a Purgatori il muretto e la targa, dalla quale, grazie a un Qr Code, è possibile consultare tutti gli articoli scritti dal giornalista sul Corriere della Sera su questo tema. Presenti alla cerimonia anche il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli, la segretaria Paola Spadari e il tesoriere Gabriele Dossena, già collega di Purgatori al Corriere. Sono intervenuti anche Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti coordinatore nazionale di Articolo 21.
«Andrea Purgatori, pur non essendo un cittadino bolognese, in tutte le sue attività ha incarnato il nostro spirito: la lotta costante per la verità e per la giustizia, che significa per noi la lotta per la democrazia e significa soprattutto la dignità della Repubblica italiana», ha detto il sindaco Lepore. Daria Bonfietti ha ricordato l’importanza di Andrea Purgatori per i parenti delle vittime «perché ha provato a non farsi fregare. L’importanza di Andrea è anche quella di aver saputo mantenere il dubbio, il tarlo e cercato in tutti i modi di fare emergere la verità».
Commosso anche il ricordo dei figli, Vittoria ed Edoardo, che descrive il muretto dedicato al giornalista come «un luogo per la nostra famiglia dove ringraziare, che ci rende molto fieri». L’abbraccio di Bologna “è un vanto – ha aggiunto- ed è un modo per cementificare il rapporto e il legame che per una vita c’è stato tra i familiari delle vittime e nostro padre, a prescindere dal lavoro che lui ha fatto”.
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