A Roma siamo alla quarta aggressione a un giornalista in pochi giorni. Dopo i due colleghi, Gianluca Lengua del Messaggero ed Emanuele Zotti del Tempo, spintonati da addetti alla sicurezza mentre semplicemente svolgevano il loro lavoro di cronisti sportivi e il collega insultato e minacciato via web, Andrea Ossino di Repubblica, per il suo lavoro di inchiesta sulle possibili infiltrazioni della malavita in alcuni locali della movida romana, è toccato a un quarto giornalista, Luca Monaco, anch’egli di Repubblica, ricevere prima minacce e poi un’aggressione fisica: anche lui stava solo facendo il suo lavoro, documentando le circostanze della chiusura per motivi di ordine pubblico di un noto locale.
Le giornaliste e i giornalisti della componente sindacale di Controcorrente Lazio stigmatizzano questi episodi ed esprimono solidarietà ai colleghi e alle loro redazioni. Le aggressioni ai giornalisti che svolgono il loro lavoro, per portare a conoscenza dell’opinione pubblica fatti e circostanze meritevoli di attenzione, rappresentano attacchi violenti a un cardine della democrazia: l’informazione libera al servizio dei cittadini.
Prendiamo atto con gratitudine delle sollecite scuse porte dai dirigenti dalla As Roma ai colleghi Lengua e Zotti per il comportamento inqualificabile tenuto dagli incaricati per i servizi di sicurezza della società sportiva: episodi del genere vanno infatti immediatamente stigmatizzati perché non si ripetano.
Ci uniamo alla solidarietà espressa dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ai colleghi e al monito lanciato già in occasione delle prime aggressioni dal Presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo: «La violenza e le intimidazioni non possono mai essere tollerate e non può essere accettato che venga calpestato il diritto di informare, caposaldo della libertà di stampa».
Chiediamo alle autorità competenti di perseguire con sollecitudine i responsabili di tali atti violenti e di porre in essere tutti gli strumenti di prevenzione e vigilanza contro questa emergenza democratica.
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